in ricordo di marco simoncelli

Per carit, niente retorica, voglio condividere con Voi, soltanto queste belle parole del Dott. Costa della Clinica Mobile.

Ciao a Tutti......NON MUORE CHI VIVE NEL CUORE DI CHI RESTA!!!

Dottor Costa

"Al crepuscolo di questa domenica piena di dolore il mio sogno vorrebbe disperatamente che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via. Destino crudele, perch minacci il mio sogno? Cosa posso sperare? E sperare di fare che cosa, al di l delle lacrime per la fanciullezza perduta e al di l dellangoscia nuda del dolore, sempre pi insopportabile perch mi fa sentire impotente e colpevole di non averti stretto fra le mie braccia? Nulla. Quando il destino bussa alla porta proviamo la terribile sensazione di essere impotenti. Il giovane campione di nome Marco se n andato con il tramonto del sole della Malesia e il suo andare stato un rumore di vita, il rumore gioioso che Marco ci ha sempre regalato. Il rumore dell intervista che Marco mi ha rilasciato al Mugello nel mese di luglio mentre veniva massaggiato dal suo fidato fisioterapista. Quel giorno, allinizio dell intervista, avrei voluto rivolgermi ad un antico cavaliere e lui mi ha detto:

Diob! Sono solo un lesto ragazzo con una folta capigliatura gradito a tanti, amato dalla sua ragazza e dai suoi genitori. Il massaggio continua, la sua pelle viene accarezzata da mani esperte che scivolano sul suo atletico corpo e mi allontano un poco per rispettare quel rituale. Con commozione riporto la conclusione dellintervista che gli avevo fatto per il libro che sto scrivendo e che con tutto il mio affetto gli dedicher. Ecco le ultime domande.

dottor costa: Cosa pensi del dolore?

Marco: Non mi piace. Ma lo sopporto. E inutile lamentarsi. Lo sopporto in silenzio. Diob meglio cos.

dottorcosta: Cosa pensi del dolore dell anima?

Marco: brutto, tanto brutto, ma dopo lo sconforto che deriva da questa cosa brutta, mi viene come una carica. Mi sento meglio e guido meglio la moto

dottor costa: Quando corri contro chi corri?

Marco: Mi verrebbe da dire per battere gli altri. Poche pugnette non voglio stare dietro. Poi, se ci penso ti dico che corro perch provo una sensazione unica, non te lo so spiegare, ma qualcosa di speciale, nascosto dentro di me.

dottor costa: Perch hai i capelli lunghi?

Marco: Mi piacciono, non mi fanno sentire normale, mi fanno sentire particolare, me stesso, unico.

dottor costa: Ti senti solo?

Marco: No! No! C la mia famiglia, la mia morosa i miei amici che godono dei miei successi, c la clinica mobile che mi aiuta nei momenti difficili. Sento quanto bene c attorno a me, tanto di quel bene che mi scalda.

Il massaggio finito, lintervista finita.

Il padre Paolo e la graziosa morosa di Marco hanno ascoltato compiaciuti. Io ringrazio, con una carezza, uno dei miei piloti preferiti e gli racconto una mia riflessione: Quando in questo campionato sei caduto e sei caduto tante volte molti ti hanno criticato, giudizi diabolici, ingiusti, invidiosi. Molti hanno addirittura preteso d insegnarti ad andare in moto. Alcuni hanno vivamente consigliato di dirti di stare tranquillo, di consigliarti la prudenza. Ti ricordi, invece, cosa ti ho detto? Ti ho confessato che il collettivo, abbaiando contro lumanit, ha dimenticato, forse perch non lo pu ricordare, quando ha iniziato a camminare.

Si cade, ci si rialza, si torna a cadere, ci si rialza di nuovo e spesso si ritorna a cadere. Tutto questo accompagnati dal sorriso della madre che ci consola e ci incita a perseverare, senza nessun accenno di rimprovero. Poi tutti abbiamo imparato a camminare spediti, ma pochi sono riusciti a percorrere il sentiero che porta alle vette della vita, perch la salita era troppo ardua e faticosa. Perch criticarli? Non sono gi severamente puniti dal loro insuccesso? Invece tu, caro Marco, non solo salirai i gradini della vetta della vita, ma anche quelli del podio, dove come premio non c la coppa, ma il riconoscimento della tua forza di aver guardato in faccia alla Morte e sconfiggerla.

Ora la mia profezia si avverata. Sei salito sul podio della Cecoslovacchia e dellAustralia. Oggi in Malesia hai guardato in faccia la Morte. E mentre ti stava avvolgendo con il suo nero mantello gli hai detto: Diob, ma non vedi che io non sono umano, perch io sono i miei sogni e con il mio talento sono il pane degli Dei che tu non potrai mai toccare? Non ti accorgi che rubi solo il mio corpo? Al contrario, il mio sorriso, la mia bont, la mia simpatia rimarranno per sempre nel cuore di tutti. Per sempre. Non vedi che nello scacco che ti ho dato le lacrime si stanno per trasformare in ebbrezza? Ci metteranno un po di tempo, ma io credo molto in questo miracolo, specialmente per la mia famiglia e la mia ragazza. Questa la mia vittoria nel Gran Premio della Malesia durato due giri.

Chi nello sport, inseguendo i suoi sogni, insegue contemporaneamente la sua tragedia, esce dal mondo della umanit per entrare nel mondo del divino, cruento, violento, ma pur sempre divino. Chi muore inseguendo un sogno sorride alla morte e il sorriso cancella qualsiasi violenza. Lalpinista sorride alla vertigine dellaltezza, il subacqueo sorride allinquietudine degli abissi, il motociclista sorride allebbrezza della velocit. Lo sport il palcoscenico, dove il corpo e la mente celebrano la loro potenza in quella fase della vita che la giovent. Nel motociclismo il gesto del pilota esaltato dal rischio, un filo sottilissimo che separa, nel grigiore dellasfalto, la vita dalla Morte. Un tenue confine tracciato dal pericolo, dove la vita, per cercare la vittoria, si spinge fino al brivido del suo eccesso. Oggi, Marco, hai provato quel brivido. Ti voglio bene. E non ti dimenticher mai.

claudio marcello costa, clinica mobile (volutamente in minuscolo)"

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